Emicrania e cuore
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8 Agosto 2022Scusate l’assenza. Se vi sono mancata, sono tornata. Se non vi sono mancata, sono comunque tornata. Dopo questa pausa estiva, oggi riprendo a scrivere. Credo che l’argomento possa essere considerato interessante per la maggior parte di voi. Di cosa sto parlando? Delle emozioni. Maschietti non sbuffate. Vi siete mai chiesti da dove nascono? Dal cuore? Dal cervello?
Cuore o cervello? Le origini delle emozioni
Allora… da dove nascono le emozioni? Dal cuore o dal cervello? Secondo la scienza, le emozioni nascono dal cuore. E si sa che “al cuore non si comanda“. Quindi, quale ruolo ha l’attività cardiovascolare nell’esperienza emotiva? Ce lo dicono i bioingegneri dell’Università di Pisa.
Le emozioni e i nuovi scenari sulla comprensione dei disturbi psichici
L’emozione prima nasce nel e dal cuore, poi l’impulso arriva al cervello. Ecco. Questo è il percorso che le emozioni fanno. Tutto ciò che ci era noto è sbagliato. I bioingegneri dell’Università di Pisa, in collaborazione con l’Università di Padova e l’University of California Irvine, ci hanno messo davanti a un’evidenza scientifica. Sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Science of the USA” i ricercatori hanno pubblicato i risultati dello studio e hanno analizzato il meccanismo che porta noi individui a provare un’emozione specifica che ha radici nel cuore e non nei meandri del nostro cervello.
Ecco cosa dicono i bioingegneri
Gaetano Valenza, docente di bioingegneria al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e ricercatore al Centro “E. Piaggio”, spiega che l’attività cardiovascolare è stata sempre vista, almeno fino a oggi, come un semplice supporto metabolico, come sostegno del cervello, riconosciuto come la sede dei processi biologici responsabili delle emozioni provate in maniera cosciente. I bioingegneri, invece, hanno evidenziato il fatto che l’attività cardiovascolare è la “causa” scatenante di una specifica emozione. Non il cervello! In più, l’attività cardiovasocolare viene prima dell’attivazione dei neuroni della corteccia cerebrale. Come direbbe William James, che fu il padre, insieme a John Lange, della cosiddetta teoria periferica delle emozioni, “non abbiamo la tachicardia perché abbiamo paura, ma la sensazione di paura è l’esperienza emotiva cosciente innescata dalla tachicardia”.
Dimostrazione teoria delle emozioni
Cosa è stato fatto a dimostrazione di questa teoria? Per prima cosa, i ricercatori hanno utilizzato determinati modelli matematici complessi, applicati ai segnali elettrocardiografici ed elettroencefalografici. In quali soggetti? La ricerca ha preso in considerazione soggetti sani. A cosa sono stati sottoposti? I soggetti hanno visto filmati emotivamente spiacevoli e piacevoli. Risultato della ricerca? I bioingegneri hanno scoperto che lo stimolo, nei primi secondi, modifica l’attività cardiaca; inoltre, quest’ultima, a sua volta, induce e modula una determinata risposta della corteccia. Praticamente, ci troviamo di fronte a uno scambio di informazioni, non unidirezionale ma bidirezionale, tra cuore e cervello. Valenza prosegue dicendo che “ovviamente, la complessità delle emozioni che proviamo deriva da uno scambio molto complesso tra il nostro sistema nervoso e i vari sistemi “periferici”, ma è l’attività cardiaca, e non quella cerebrale, a dare il via all’esperienza emotiva”.
Dall’Ecg risulta l’emozione?
La valutazione di uno stato emotivo, di una emozione, può essere estratta da un’analisi dell’Ecg. Come? Attraverso delle equazioni matematiche: i ricercatori le hanno sviluppate in modo tale che siano sempre capaci di “captare” e rendere “comprensibile” lo scambio di informazioni tra cuore e cervello per quanto riguarda i diversi stati emozionali. In due parole: quale emozione sta provando il soggetto? Basta verificare la dinamica cardiaca.
Conclusioni
Questa può rivelarsi una fantastica scoperta perché potrebbe essere d’aiuto nella comprensione dei disturbi psichici. Secondo Claudio Gentili, del Dipartimento di Psicologia Generale e Centro per i Servizi Clinici Psicologici dell’Università di Padova, questa scoperta “può spiegare perché soggetti con disturbi affettivi, come la depressione, sono associati a una maggior probabilità di sviluppare patologie cardiache, o, viceversa, tra soggetti con problemi cardiaci quali patologie coronariche o aritmie si riscontra un incremento di ansia e depressione“. Spero di non avervi annoiato. A me è piaciuto questo argomento. Ma io non faccio testo perché sono di parte. Se vi è piaciuto l’articolo, vi consiglio di leggere anche questo: perché il cuore ha, nei disegni, quella determinata forma. Cliccate qui e lo scoprirete. Ah, ultima cosa, mettete un like alla mia pagina facebook cliccando qui https://www.facebook.com/dottoressaciccarone.it Grazie. A presto.