Vad: sistemi di supporto cardiaco
31 Marzo 2022Alcool e cuore, effetti e rischi cardiaci
16 Aprile 2022Mi ero ripromessa di non parlare più di Covid, ma mi sembra inevitabile. Oggi, il Covid sta continuando a girare. Si prevede un aumento di morti per cause cardiovascolari che raggiungeranno nel 2030 una cifra pari a circa 66.000 decessi al giorno.
Che ruolo ha il covid con le morti per problemi cardiovascolari
Prendiamo in considerazione gli attacchi cardiaci: il Covid sembra aver determinato un picco vertiginoso. Non sono io che l’ho detto. Sono le cifre. Carlo Cernetti, direttore delle unità di Cardiologia di Treviso e Castelfranco afferma che, tra febbraio e marzo, i ricoveri per infarto e scompenso cardiaco sono aumentati del 25% rispetto a febbraio marzo dell’anno scorso. L’aggravamento di eventi di questo tipo sembra seguire una logica stagionale e quest’anno risulta essere fortissima e molto violenta.
Covid: l’aggravamento riguarda tutti?
La recrudescenza, ossia il notevole aggravamento, di eventi acuti riguarda soprattutto le persone giovani e quelle più vulnerabili. Sono state, per questo motivo, formulate alcune ipotesi, una delle quali potrebbe essere quella che il Covid e, quindi, la relativa epidemia, ha incrementato le infiammazioni. Vi starete chiedendo che cosa centra. Be’… cos’è in realtà l’infiammazione se non altro che una pre-condizione che favorisce gli infarti e gli eventi cardiovascolari acuti. Le placche di colesterolo sottoposte a stress infiammatorio tendono a ulcerarsi e quindi a rompersi. E così che può insorgere l’infarto.
Covid: la situazione attuale
In questo anno e mezzo, la pandemia ha ridotto le prestazioni e fatto aumentare la mortalità. Si è assistito infatti ad una riduzione del
- 50 e l’85% dell’attività chirurgica
- 55% degli interventi di cardiochirurgia
- 75% degli ecocardiogrammi trans-esofagei e delle diagnostiche per cardiopatia ischemica
- 10% di nuove diagnosi di scompenso cardiaco
È stato riscontrato invece un aumento del 20% della mortalità
- cardiovascolare
- in generale
La priorità quale sarebbe? La priorità sarebbe quella di ripensare le strategie di contrasto alle patologie cardiovascolari (CVD) nel post-Covid, per recuperare il ritardo che l’emergenza sanitaria ha causato.
Obiettivo
È proprio con questo obiettivo, si sono riuniti all’evento “Nuove strategie di prevenzione cardiovascolare nel post-pandemia: la sfida parte dal territorio”, per la prima volta, rappresentanti
- delle società scientifiche
- dei pazienti ed esponenti della società civile
- delle istituzioni e settore privato
Dopo un calo della mortalità negli ultimi decenni, i numeri sono di nuovo in aumento sia sul piano delle
- cardiopatie ischemiche
- malattie cerebrovascolari
Lo studio
Lo studio di sui parliamo è stato pubblicato su “Nature Medicine” ed è stato condotto su più di 150.000 pazienti guariti dal Covid-19 confrontati con oltre 5 milioni di controlli sani. Tale studio ha dimostrato che, dopo il contagio, il rischio di patologie cardiovascolari aumenta in modo significativo, anche in coloro che hanno meno di 65 anni o che non presentino qualsiasi tipo di fattore di rischio, quali per esempio l’obesità o il diabete.
Covid e normalità
Chi di noi non ha bisogno di una nuova situazione? Di un ritorno a qualche anno fa? Tutti vorremmo dimenticare questi ultimi anni passati a combattere una malattia che all’inizio abbiamo definito “invisibile”. Anche per quel che riguarda la prevenzione e il ricorso agli specialisti, un gran numero di problemi è stato causato dalle lunghissime liste di attesa che, inevitabilmente, generano ritardi hanno causato un enorme numero di problemi, non solo per le malattie cardiovascolari. Secondo Ciro Indolfi, Vicepresidente FOCE (Federazione degli oncologi, cardiologi e ematologi) e Presidente SIC (Società Italiana Cardiologia), “il quadro che si sta delineando è preoccupante. La pandemia sta annullando tutti i progressi. Non è allarmismo ingiustificato, come qualcuno ha addirittura affermato. Le nostre preoccupazioni si basano su dati certi”.
Conclusioni
Oggi la prevenzione è fondamentale, dicono gli esperti, per recuperare il ritardo e per rendere più realistica la riduzione del 25% della mortalità prematura da malattie non trasmissibili, come raccomandato dell’Italian Urban Health Declaration ai Governi dei Paesi del G20. Come sempre… prevenire è meglio che curare. Grazie per l’attenzione. Ultima cosa, mettete un like alla mia pagina facebook https://www.facebook.com/dottoressaciccarone.it/ Grazie