Sincope
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11 Febbraio 2021OSAS: cos’è?
Alzi la mano chi sa cosa sia l’OSAS… non ne avete idea? Bene, ci sono qui io. L’OSAS, dall’inglese Obstructive Sleep Apnoea Syndrome, ovvero Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno, è una condizione caratterizzata da ripetuti episodi di ostruzione, parziale o completa, delle vie aeree superiori durante il sonno. Si manifesta solitamente con sonnolenza diurna che trae origine da un sonno disturbato a causa delle vie respiratorie ostruite, che causano l’interruzione della respirazione. Rientra all’interno della macro-area delle malattie del sonno, più correttamente conosciute come “Disturbi del Sonno”.
L’OSAS può causare una riduzione (ipopnea) o un’assenza (apnea) del flusso aereo oronasale, cioè relativa a bocca e naso, e una riduzione dell’ossigeno arterioso. Si parla di apnea se il flusso oronasale è assente per almeno 10 secondi e se è associata a una desaturazione di ossigeno (uguale/superiore al 4%). L’apnea notturna può essere di tipo: centrale (di origine neurologica), quando il respiro si ferma per assenza di movimenti toracoaddominali (è come se il “cervello” si dimenticasse di respirare); ostruttiva, molto più frequente ed è dovuta a collasso delle vie aeree superiori, mentre l’organismo si sforza di respirare (i polmoni cercano di espandersi, ma non ci riescono perché c’è un’ostruzione del passaggio dell’aria a livello delle prime vie respiratorie); mista, che è una miscela dei due tipi precedenti e che deve essere considerata e trattata come un’apnea ostruttiva.Ostruzione completa e ostruzione parziale
Il grado di ostruzione delle vie aeree superiori può essere di varia entità e può dare luogo a diversi eventi respiratori. Potrebbe insorgere un’ostruzione parziale, così come potrebbe insorgere un’ostruzione completa, caratterizzata dalla cessazione del flusso aereo e dalla persistenza di movimenti respiratori toracici e/o addominali. Eventi di questo tipo si possono distinguere in ipopnee, caratterizzate da una marcata riduzione del flusso aereo (almeno il 50% rispetto ai valori basali) con persistenza di movimenti respiratori toracici e/o addominali, associate o meno a ipossiemia, cioè la quantità di ossigeno presente nel sangue, e in Respiratory Effort Related Arousal (RERA) caratterizzati da limitazione del flusso aereo, con progressivo incremento dello sforzo respiratorio, seguito da un rapido sblocco con contestuale arousal (risveglio/ risposta allo stimolo nervoso) a livello elettroencefalografico. Secondo lo standard internazionale, affinché un evento respiratorio descritto possa essere considerato tale, deve avere una durata non inferiore a 10 secondi e non superiore a 3 minuti. La prevalenza dell’OSAS varia in base alla popolazione presa in esame. Ad esempio, su un campione di 1.520 partecipanti adulti di età e sesso differenti, si è constatato che il 14% degli uomini e il 5% delle donne avevano un indice AHI (Indice di Apnea e Ipopnea) per ora maggiore-uguale a 5, valore che denota la presenza della sindrome in modo lieve. In alcune popolazioni, però, la prevalenza può essere nettamente maggiore: per esempio, nei pazienti che sono candidati alla chirurgia bariatrica, o chirurgia dell’obesità, l’AHI oscilla tra il 70% e l’80%, mentre nei pazienti che hanno avuto un attacco ischemico transitorio o ictus cerebrale varia tra il 60% e il 70%.
OSAS: Aritmie Cardiache, Fibrillazione Atriale e Forame Ovale Pervio
Le anomalie del ritmo cardiaco sono strettamente associate all’OSAS. Nel 1983, il medico e ricercatore francese Christian Guilleminault ha riportato, assieme ad altri, la presenza di aritmie cardiache durante il sonno nel 39% di 400 soggetti, e ha evidenziato, durante il sonno, il 48% di aritmie cardiache, il 2% di aritmie ventricolari, l’11% di arresti sinusali, l’8% di blocchi atrioventricolari e il 19% di aritmie atriali. Secondo un articolo del Postgrad Med J del 2008, il rischio di fibrillazione atriale aumenta di 4 volte soprattutto nei pazienti che presentano l’OSAS (AHI maggiore di 30); il 75% degli esordi della fibrillazione atriale in questi pazienti avviene di notte (8:00 pm – 8:00 am). Il rischio di ricomparsa della fibrillazione atriale dopo una cardioversione è più alto nei soggetti che soffrono di OSAS. Per quanto riguarda il Forame Ovale Pervio (PFO), il c.d. “buco” nel cuore, rappresenta una delle cause di stroke, soprattutto in età giovanile, si ritrova in pazienti affetti da OSAS con una frequenza 4 volte superiore rispetto alla popolazione generale e potrebbe embolizzare se associato a un elevato indice dei disturbi respiratori.
Apnea del sonno: cause, sintomi e conseguenze sulla salute
Quali sono le cause dell’apnea del sonno? In realtà, non sarebbero delle vere e proprie “cause”, ma “solo” fattori che potrebbero portare ad apnee notturne, occludendo le vie respiratori. Tra questi, l’aumento del peso, il consumo di alcool, il vizio del fumo, l’abuso di quei farmaci che inducono il sonno. E per quanto riguarda i sintomi? Quelli facilmente identificabili sono: durante la notte, abbiamo russamento abituale, quindi tutte le notti, e persistente (da almeno 6 mesi); se il paziente dorme da solo e nessuno può accertare che russi, devono presentarsi altri sintomi quali pause respiratorie nel sonno, ricorrenti arousal con sensazione di soffocamento (choking), necessità di urinare frequentemente, eccessiva sudorazione, insonnia, anche se poco frequente, e crisi convulsive generalizzate. Per quanto riguarda il giorno, invece, tra i sintomi ricordiamo sonnolenza e sensazione di stanchezza, cefalea mattutina, riduzione della concentrazione e dell’attenzione, allucinazioni ipnagogiche, ossia esperienze intense e vivide che si verificano all’inizio di un periodo di sonno, sbalzi d’umore, alterazioni della personalità e problemi a livello sessuale. Ci sono, inoltre, anche alcune caratteristiche fisiche che favoriscono la presenza di apnee notturne, come per esempio il sovrappeso o l’obesità, oppure la circonferenza del collo superiore ai 43 cm per gli uomini o a 41 cm per le donne o la presenza di dismorfismi cranio-facciali e anomalie oro-faringee (tutte quelle situazioni anatomiche che determinano una riduzione del calibro delle prime vie aeree). Passiamo alle conseguenze sulla salute… diagnosticare per tempo la malattia può essere fondamentale per evitare che si verifichino eventi spiacevoli. I pazienti affetti da apnee notturne presentano una più alta incidenza di malattie cardiovascolari (aritmie, infarto del miocardio, ipertensione arteriosa, insufficienza cardiaca congestizia o scompenso cardiaco, ictus) causate dai ripetuti fenomeni di ipossia (carenza di ossigeno) che si verificano durante le apnee notturne; chi è affetto da apnee notturne ha maggior possibilità di sviluppare resistenza all’insulina; le apnee del sonno incidono anche sulle relazioni sociali, compromettendole, a causa della sonnolenza diurna e delle frequenti variazioni del tono dell’umore (depressione).
OSAS e ipertensione
La rilevanza clinica dell’OSAS risiede nella sua forte associazione con la morbilità cardiovascolare. La prevalenza dell’OSAS è elevata nei soggetti con ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco, cardiopatia ischemica e ictus. Inoltre, nella maggior parte dei pazienti
con OSAS, sono presenti determinate co-morbidità quali obesità, ipertensione e sindrome metabolica. È stato dimostrato che il 96% degli uomini e il 65% delle donne con
“ipertensione resistente” hanno l’OSAS: gli ipertesi resistenti con OSAS hanno livelli più alti
di aldosterone plasmatico (l’aldosterone è un ormone mineralcorticoide prodotto e secreto dalla zona glomerulare della corteccia surrenale ed è presente nel Plasma) e di aldosteronismo primario, rispetto agli ipertesi resistenti senza OSAS. L’indice dei disturbi respiratori pari a 10\ora incrementa dell’11% il rischio di sviluppare l’ipertensione arteriosa. I pazienti OSAS hanno un profilo non dipping (monitoraggio ambulatoriale della pressione sanguigna con una mancanza di caduta notturna della pressione arteriosa). La CPAP (Continuous Positive Airway Pressure – Pressione Positiva Continua delle vie aeree), una terapia ventilatoria, risolve il profilo non dipping; inoltre, non ha effetti collaterali, tranne uno stato di secchezza delle prime vie aeree. In genere è un disturbo che si risolve da sé nell’arco di qualche giorno.
Iter diagnostico dell’OSAS
Qual è l’iter da seguire per diagnosticare l’OSAS? Per prima cosa, bisogna raccogliere i dati anamnestici per l’identificazione dei fattori rischio; successivamente, effettuare un esame obiettivo generale per una valutazione della funzione cardiorespiratoria e del grado di sonnolenza diurna. Naturalmente, tutto ciò deve procedere parallelamente con il monitoraggio cardiorespiratorio durante il sonno. Quali sono gli indici a cui far riferimento durante il monitoraggio? Ecco, bisogna tener conto degli indici respiratori (numero, tipo e durata delle apnee, andamento della saturazione emoglobinica arteriosa, durata e intensità del russamento, rapporto tra AHI e posizione del corpo), degli indici neurologici (efficienza del sonno e profilo ipnico, ossia la sensazione di cadere nel vuoto mentre si dorme, relazione tra AHI e fasi del sonno, numero e tipo di risvegli e di movimenti periodici delle gambe) e degli indici cardiaci (frequenza cardiaca e aritmie, monitoraggio pressione arteriosa).
Conclusioni
L’OSAS è un problema emergente e attuale, in continua crescita in termini di incidenza e prevalenza; inoltre, è un problema drammatico nei pazienti affetti da scompenso cardiaco ed è un problema multifattoriale che entra nella prognosi e interferisce su tutti i processi delle malattie cardiovascolari. Non sottovalutatelo!