Esame obiettivo cardiologico
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25 Febbraio 2022Cos’è la cardioaspirina di cui molta gente fa uso? Vediamo se riesco a spiegarvelo nel modo più chiaro possibile.
La cardioaspirina: cos’è e a cosa serve?
La cardioaspirina, cioè l’acido acetilsalicilico a basse dosi (ASA), è un farmaco utilizzato, a scopo preventivo, all’interno dei vasi sanguigni, contro
- trombi
- coaguli di sangue
È impiegata, principalmente, nella prevenzione di eventi atero–trombotici, relativi all’aterosclerosi, di cui abbiamo già parlato (come al solito, se ve lo siete persi, cliccate qui) e alla trombosi, come:
- dopo un infarto del miocardio
- dopo un ictus cerebrale
- in pazienti affetti da patologie cardiache, quali angina pectoris stabile o instabile
La cardioaspirina è utilizzata, inoltre, soprattutto per prevenire tutti quegli eventi che potrebbero provocare gravi danni interrompendo totalmente o parzialmente il flusso del sangue a importanti organi del nostro corpo come cuore e cervello.
Considerando il rapporto beneficio-rischio e quello beneficio-costo, l’ASA è quel farmaco che si predilige, rispetto agli antiaggreganti:
- per il trattamento dei pazienti con malattie tromboemboliche
- nella fase acuta dell’infarto del miocardio
- nella prevenzione secondaria di numerosi eventi cardiaci e cerebrovascolari
A chi è prescritta la cardioaspirina?
La cardioaspirina è prescritta a quei pazienti
- che hanno subìto interventi di angioplastica coronarica
- per prevenire la riocclusione di by-pass
- sottoposti a emodialisi (terapia sostitutiva della funzionalità renale somministrata a soggetti nei quali essa è criticamente ridotta – uremia)
- durante la circolazione extracorporea (tecnica che consente la temporanea sostituzione del cuore o dei polmoni con una macchina che ne sostituisce le funzioni; permette, cioè, di isolare il cuore dalla circolazione: è possibile, in questo modo eseguire i c.d. interventi “a cuore aperto”)
Come agisce la cardioaspirina?
La cardioaspirina appartiene al gruppo dei farmaci antinfiammatori non steroidei, i c.d. FANS; questi sono definiti “non steroidei” per distinguerli dalla prima famiglia di antinfiammatori, ovvero quella dei derivati del cortisolo – steroidi, cortisonici e derivati. Le funzioni fondamentali dei FANS sono
- antinfiammatorie
- analgesiche
- antipiretiche
- antiaggreganti, come l’Aspirina®, la quale impedisce l’aggregazione delle piastrine
Come “funziona” la cardioaspirina?
I FANS, e quindi la cardioaspirina, bloccano l’azione dell’enzima cicloossigenasi. Tale inibizione avviene, in sostanza, per mezzo di quattro effetti:
- Riduzione dell’infiammazione
- antipiretico, se si tratta di febbre
- analgesico
- antiaggregante piastrinico
La cardioasprina è assunta per via orale in compresse gastroresistenti. Qual è il fine? Lo scopo è quello di raggiungere le massime concentrazioni plasmatiche, senza, però, arrivare a toccare tassi elevati dell’emoglobina, cioè del sangue. Grazie al rilascio graduale del principio attivo, cardioaspirina può
- mantenere le sue proprietà antitrombotiche
- essere metabolizzata, solo in parte, dagli enzimi intestinali ed epatici
Come reagisce la cardioaspirina se è utilizzata con altri farmaci?
L’effetto della cardioaspirina può essere modificato se è assunto insieme a:
- antipertensivi
- antinfiammatori
- antidolorifici
- anticancro
- anticoagulanti, dal momento che vi è un alto rischio di sanguinamento
La cardioasprina, inoltre, può modificare l’effetto di:
- anticoagulanti
- diuretici
- corticosteroidi
- ipoglicemizzanti
Potrebbe aumentare, così, il verificarsi degli effetti collaterali dei farmaci succitati.
Come viene somministrata la cardioaspirina?
È consigliabile che la cardioaspirina venga assunta a stomaco vuoto e 30 minuti prima del pasto; inoltre, bisognerebbe evitare di rompere o schiacciare la compressa, perché il suo involucro costituisce una “barriera” gastroresistente, che assicura il rilascio del farmaco nell’intestino.
Quanta cardioaspirina deve essere somministrata?
Il dosaggio di cardioaspirina raccomandato è di 100 mg al giorno. Il sovradosaggio del farmaco può causare complicanze anche gravi, come ad esempio
- febbre
- insufficienza respiratoria
- aritmie
- insufficienza renale
- sanguinamento gastrointestinale
- alterazione della coagulazione del sangue
In gravidanza e allattamento
Somministrare la cardioaspirina in gravidanza non ha determinato l’insorgenza di effetti collaterali per la salute del feto; invece, se è utilizzata in allattamento in modo prolungato, si consiglia di sospendere di allattare il neonato. Consultate il vostro ginecologo o il pediatra, in sinergia, naturalmente, al vostro esperto cardiologo.
Ci sono controindicazioni?
La cardioaspirina è controindicata in pazienti che presentano
- ipersensibilità a tale farmaco
- tendenza accertata al sanguinamento
- ulcera gastrica o duodenale attiva
- insufficienza renale grave
- terapia concomitante con anticoagulanti
- carenza di glucosio-6-fosfato-deidrogenasi
- asma
- sensibilità ai FANS
- patologie gastriche e duodenali
Effetti indesiderati
Gli effetti indesiderati più frequenti da cardioaspirina si manifestano a livello gastrointestinale, per effetto di un danno a livello della mucosa intestinale e del blocco della sintesi di prostaglandine gastroprotettive. Tali effetti sono rappresentati da
- dispepsia
- ulcera peptica
- emorragie
La dose è la variabile più importante; infatti, i principali effetti indesiderati sono dose-dipendenti. Ridurre, drasticamente, i dosaggi efficaci ha migliorato il profilo di tollerabilità gastroenterica della cardioaspirina (in un lungo periodo, a dosaggi di 75-100 mg al giorno, e l’impiego di formulazioni gastroprotettive e a lento rilascio comportano
oggi un’incidenza di effetti collaterali gastrointestinali molto bassa).
Per avere una cardioaspirina ci vuole la c.d. ricetta?
Assolutamente sì! Per avere la cardioaspirina ci vuole la “ricetta”, una prescrizione del medico. Perché? Quali sono i motivi? Eccone alcuni:
- non si tratta di un uso saltuario ma continuativo
- è un farmaco che fa diminuire il rischio di coagulazione eccessiva (per questo viene usato dopo gli infarti e gli ictus per prevenire le ricadute)
- ha un’azione antinfiammatoria, che aiuta a ridurre i problemi riguardanti, per esempio, il nostro stile di vita quotidiano, fatto da possibili inquinanti ed eventuale alimentazione sbagliata
- aiuta a limitare l’infiltrazione di placche aterosclerotiche nelle arterie
Numerosi studi, eseguiti soprattutto negli anni 70 e 80, hanno dimostrato in modo ineccepibile l’efficacia della cardioaspirina come prevenzione secondaria nell’infarto del miocardio; particolarmente importante è lo studio ISIS-2.
Studio ISIS-2 (Second International Study of Infarct Survival)
Più di 17.000 pazienti, con sospetto infarto del miocardio, furono divisi, nelle 24 ore dall’insorgenza di sintomi, in quattro gruppi
- infusione endovena di 1,5 milioni di unità di streptochinasi, enzima, in un’ora (la mortalità era quasi dimezzata rispetto ai pazienti che non ricevevano né streptochinasi né cardioaspirina)
- somministrazione di 162,5 mg/die della cardioaspirina per un mese
- attuazione di entrambi i tipi di trattamento attivo
- nessun trattamento
Cosa mostrano i risultati? Nel secondo gruppo si riscontrò una riduzione di circa 1/5 della mortalità. Trattando per un mese con carsioaspirina, 1000 pazienti con infarto del miocardio, certo o sospetto, si evitano 20 morti precoci. Studi successivi a quello dell’ISIS-2 hanno evidenziato che questi benefici iniziali persistono nel tempo per almeno 10 anni. È emerso, inoltre, che nei pazienti sottoposti per un mese a terapia con cardioaspirina si riduce il rischio che insorga di nuovo un infarto e ictus (è possibile, però, che aumentino episodi minori di sanguinamento). Volendo tirare le somme, nel primo mese dopo un infarto, somministrare cardioaspirina per 30 giorni, a 1000 pazienti, previene 40 eventi gravi.
Statisticamente parlando…
Le statistiche dicono con sicurezza che chi ha avuto un ictus o un infarto ha riscontrato molti benefici nell’assumere la cardioaspirina, per tutta la vita; quindi, il rischio di morire scende. Per quanto riguarda i problemi cardiovascolari, non è ancora molto chiara la questione; i dati dicono che, dal momento che è possibile che avvenga, per esempio, un sanguinamento gastrico, i vantaggi non sono poi così lampanti.
Oggi la cardioaspirina è considerato il farmaco salvavita per eccellenza per chi ha già avuto a che fare con un evento cardiovascolare. E chi lo dice? Uno studio diretto da Humanitas: 9 trial, 30 anni, oltre 40.000 pazienti, confronto effetti della cardioaspirina con quelli delle tienopiridine, cioè nuovi farmaci antiaggreganti piastrinici. Risultato? I benefici delle tienopiridine sono marginali rispetto a quelli con la cardioaspirina.
Per quanto concerne il rischio di ictus emorragico in corso di trattamento con cardioaspirina, altri 16 studi, che hanno coinvolto più di 55.000 pazienti, hanno evidenziato un leggero incremento degli effetti indesiderati, ma hanno anche dimostrato che, in soggetti con pregressa patologia cardiovascolare, i benefici della cardioaspirina superano di gran lunga i rischi di reazioni avverse. La terapia con cardioaspirina, quindi, è da raccomandarsi in tutti i pazienti con
tali patologie.
Conclusioni
La cardioaspirina, in conclusione, è l’antiaggregante meglio documentato, più tollerato e più economico e deve essere considerato farmaco di prima scelta nella maggioranza delle patologie a rischio trombotico. Attenzione! Momento raccomandazione. Non assumete né cardioaspirina, né, naturalmente, altri farmaci, di testa vostra. Il fai da te, molte volte, non giova alla vostra salute. I medici lavorano per questo motivo. Valutano con attenzione, soprattutto se il paziente non è più un giovincello, se usare o meno determinati medicinali. Detto questo, vi saluto e vi ringrazio per l’attenzione. Spero di essere stata chiara. Come al solito, mettete un like alla mia pagina facebook cliccando qui https://www.facebook.com/dottoressaciccarone.it Grazie. A presto.