La scorsa settimana abbiamo parlato della fibrillazione atriale – per chi non avesse letto l’articolo può trovarlo cliccando qui. Oggi parleremo di un altro argomento molto importante: l’ipertensione arteriosa.
Non è possibile stabilire dei valori di pressione ideali, ossia che siano uguali per tutta la popolazione. La pressione, infatti, può subire delle variazioni in relazione
Tenendo presente tutto ciò, in età adulta si ritiene ideale una pressione contenuta fra 115-130 mmHg nei valori massimi (pressione sistolica) e fra 75-85 mmHg nei valori minimi (pressione diastolica). Valori eccedenti queste soglie determineranno una condizione ancora di normalità ma meritevole di periodiche misurazioni.
Si parla, invece, di ipertensione quando la pressione massima sarà superiore ai 140 mmHg e la minima ai 90 mmHg. La pressione arteriosa diventa, poi, a rischio laddove i parametri si elevano ulteriormente. Secondo il “Global Burden of Disease study, updated in 2008” Lawes, Hoorn, Rodgers: Lancet 2008; 371: 1513-18, l’ipertensione arteriosa colpisce circa il 40% della popolazione nei Paesi industrializzati e più sviluppati, ma la sua diffusione è in aumento in tutto il mondo, soprattutto tra i pazienti ad alto rischio.
L’impatto dell’ipertensione arteriosa è destinato, purtroppo, a crescere ulteriormente a seguito di vari fattori tra i quali l’aumento della vita media e la riduzione della mortalità infantile in vari paesi del mondo. L’ipertensione arteriosa rappresenta una comorbidità, cioè la presenza contemporanea nello stesso soggetto di due o più malattie, in oltre l’85% dei pazienti con malattia cardiaca. A livello mondiale, l’ipertensione arteriosa è responsabile della morte di 7.6 milioni di persone ogni anno (13.5% del totale), della disabilità di 6.3 milioni di anni (4.4% del totale), del 54% di ictus e del 47% delle malattie coronariche (≈30% ESRD).
La diagnosi d’ipertensione arteriosa si basa sulla misurazione della pressione arteriosa, eseguita dal medico con uno sfigmomanometro a mercurio, o da apparecchi che permettono un’auto-misurazione, che può essere effettuata dal soggetto stesso, senza l’aiuto di nessun altro. L’ipertensione arteriosa potrebbe essere correlata a condizioni cliniche preesistenti, come ad esempio
Nella maggior parte dei casi, però, non vi è una causa accertabile. Tra i fattori di rischio che potrebbero portare allo sviluppo dell’ipertensione arteriosa ricordiamo
La maggior parte delle volte, l’ipertensione arteriosa è asintomatica, cioè non si manifesta nessun disturbo specifico in particolare, anzi molti pazienti possono conviverci senza sapere di soffrire di pressione alta. Solo di rado, l’ipertensione è evidente con
L’ipertensione arteriosa può essere, inizialmente, trattata senza farmaci, correggendo soltanto alcune abitudini dello stile di vita: quali
Laddove necessario, lo stile di vita sano deve essere associato anche a una terapia farmacologica. Questa, dietro prescrizione medica, può prevedere il ricorso a
Possono essere utilizzati da soli o in combinazione. Naturalmente, bisogna prendere in esame caso per caso, ma non è questo il luogo per farlo.
La riduzione pressoria è associata a una minore mortalità cardiovascolare ed è economicamente vantaggiosa. La terapia antipertensiva riduce la pressione e l’incidenza delle complicanze cardio e cerebrovascolari. La prevenzione cardiovascolare è in gran parte dovuta alla riduzione pressoria cui si associano le proprietà peculiari di alcune classi di farmaci che contribuiscono al beneficio. Il trattamento efficace dell’ipertensione arteriosa determina una riduzione della pressione arteriosa. L’efficacia della terapia antipertensiva dipende
Tra le strategie per migliorare il controllo della pressione arteriosa ricordiamo
I fattori da considerare nella scelta della migliore terapia di combinazione antipertensiva sono:
Le migliori strategie per un miglior approccio nei confronti dei pazienti che soffrono di ipertensione arteriosa sono
Le nuove Linee Guida riconfermano le seguenti classi di farmaci per l’inizio del trattamento sia in monoterapia che in combinazione; tra questi ricordiamo i farmaci
Vorrei sottolineare che gli inibitori del RAS (farmaci che agiscono sul sistema renina-angiotensina) riducono l’ipokaliemia indotta dai tiazidici, gli edemi pretibiali indotti dai Ca-antagonisti, l’iperattivazione simpatica riflessa da Ca-antagonisti e diuretici; i Ca-antagonisti, a loro volta, riducono la tosse da ACE-inibitori.
Volendo analizzare e dire se sia migliore la monoterapia o la combinazione di farmaci, potremmo sottolineare che
Prima di lasciarci, vorrei soffermarmi sulle donne gravide che soffrono di ipertensione arteriosa, detta anche ipertensione gestazionale, che si verifica nel 10-20 % delle donne in gravidanza e se non trattata può mettere a rischio
Con ipertensione gestazionale si intende un aumento transitorio dei valori di pressione arteriosa sopra i 140/90 mmHg (millimetri di mercurio) – PAS (Pressione Arteriosa Sistolica) maggiore e uguale a 140 mmHg e/o PAD (Pressione Arteriosa Diastolica) maggiore e uguale a 90 mmHg.
Si parla di pressione arteriosa
Questa condizione deve verificarsi in almeno due misurazioni consecutive, a distanza di almeno 6 ore l’una dall’altra. L’ipertensione arteriosa di questo tipo si diagnostica dopo la ventesima settimana di gravidanza, in donne prima normotese. La pressione, però, dovrebbe ritornare a valori normali entro 6-12 settimane dal parto.
L’aumento della pressione arteriosa può associarsi a
Per questo motivo, si consigliano controlli periodici. Le categorie con un rischio più elevato di ipertensione gravidica sono le donne
Non esistono parametri particolari che permettano di individuare in anticipo una gravidanza a rischio di ipertensione gravidica. Dovrebbe risultare sufficiente effettuare gli esami ginecologici di routine.
La terapia non farmacologica da portare avanti consiste
Nei casi di storia di pre-eclampsia: è opportuno prendere acido acetilsalicilico (75-100 mg) prima della 16esima settimana sino al parto. Se invece si parla di ipertensione arteriosa maggiore di 170/110 mmHg, la donna in attesa è obbligata a recarsi d’urgenza in ospedale. In caso di ipertensione arteriosa moderata o grave, gli esperti consigliano l’utilizzo
La riduzione della pressione arteriosa è il principale meccanismo di protezione dei farmaci antipertensivi. A parità di riduzione pressoria alcune classi di farmaci (e alcune specifiche molecole) presentano maggiori evidenze di protezione cardiovascolare; gli ACE-inibitori hanno evidenze di protezione superiori rispetto a quelle degli ARB (Bloccanti del Recettore dell’Angiotensina).
Questa è la combinazione fissa nel singolo paziente per
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